Un figlio deve abitare la nostra casa come un estraneo avventuroso e felice.
Gli strati accumulati del dolore producono l'arte suprema: la pazienza ostinata, la coraggiosa sopportazione.
Se desideriamo raggiungere una vera comunione con la creatura amata, il mezzo più certo è di leggere nello stesso tempo il medesimo volume, comunicando con lei attraverso le parole di un altro.
Se vogliamo conoscere il senso dell'esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell'angolo più oscuro del capitolo, c'è una frase scritta apposta per noi.
Il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero.
Se vogliamo moltiplicarci, non dobbiamo agire, fuggire, viaggiare in India o a Tahiti, ma scegliere un libro nuovo nella frusciante foresta di pagine che avvolge i muri della nostra stanza.
Ogni sera la mamma attendeva il mio ritorno dalla piazza, seduta alla soglia della misera casa: quando mi vedeva giungere accigliato capiva che il giorno seguente non avrei guadagnato il salario e allora entrava nel tugurio a piangere.
Vivo in un monolocale così stretto che se mi metto un paio di ciglia finte spolvero tutti i mobili.
Quand'ero piccolo i miei genitori traslocavano spesso, ma io li trovavo sempre.
Hallo! Hallo! C'è nessuno in casa?!
Finché, domestica o straniera, voi avete tirannide, come potete aver patria? La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo.
Triste è giungere alla casa paterna quando la folgore s'è abbattuta sulla quercia maggiore.
A cosa serve una casa se non hai un pianeta decente in cui metterla?
Avevo tre sedie nella mia casa; una per la solitudine, due per l'amicizia, e tre per la compagnia.
Mia moglie e mio figlio sono di statura normale, quindi non voglio alterare la mia casa, anche perché se decidessimo di venderla un giorno il prezzo ci sarebbe sfavorevole.
Avevo tanti impegni, ma ho deciso di restare in casa a tingermi le sopracciglia.