Non si può dubitare di un'ideologia appena scelta.
Io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.
Gli indiani non sono mai allegri: spesso sorridono, è vero, ma sono sorrisi di dolcezza, non di allegria.
Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori?
La passione non ottiene mai il perdono.
L'ottica dei pazzi è da prendersi in seria considerazione: a meno che non si voglia essere progrediti in tutto fuorché sul problema dei pazzi, limitandosi comodamente a rimuoverli.
L'ideologia ha lasciato l'impronta sullo stesso sofà sul quale sono seduto.
Il grande malanno del nostro tempo si chiama ideologia e i portatori del suo contagio sono gli intellettuali stupidi.
Nella loro pretesa di spiegazione totale, le ideologie hanno la tendenza a spiegare non quel che è, ma quel che diviene, quel che nasce e muore.
L'ideologia dominante è sempre stata l'ideologia della classe dominante.
Tutte le ideologie servono a velare e a sopportare l'intollerabile tragicità della vita nuda, con la quale non è il caso di civettare e che è bene far finta di ignorare.
La carne in scatola americana la mangio, ma le ideologie che l'accompagnano le lascio sul piatto.
La peggiore ideologia è quella inconsapevole di essere tale e che si traveste, ai propri occhi, in immagine fedele e diretta della realtà.
Le ideologie sono la maschera con cui si fa la politica, per celarne le asprezze e inseguire il consenso.