Voglio dipingere la verginità del mondo!
La tesi da sviluppare è, qualsiasi sia il nostro temperamento o capacità di fronte alla natura, riprodurre ciò che vediamo, dimenticando tutto quello che c'è stato prima di noi. Il che, penso, permette all'artista di esprimere tutta la sua personalità, grande o piccola.
La luce è una cosa che non può essere riprodotta ma deve essere rappresentata attraverso un'altra cosa, attraverso il colore. Sono stato contento di me, quando ho scoperto questo.
Il disegno ed il colore non sono affatto distinti. Man mano che si dipinge, si disegna. Più il colore diventa armonioso, più il disegno si fa preciso.
C'è una logica colorata: il pittore non deve che obbedire a lei, mai alla logica della mente.
Se vi è qualcosa di umoristico nella mia pittura, non è il risultato di una ricerca cosciente. Questo humour deriva forse dal bisogno di sfuggire al lato tragico del mio temperamento. È una reazione, ma involontaria.
Si fermò sulla pittura, prese ad occuparsene e ripose in essa quella insoddisfatta riserva di desideri che reclamava d'essere appagata.
La qualità di un quadro dipende dalla metafora utilizzata per descrivere questa realtà inafferrabile.
Perché in casa mia non ci sono appesi miei dipinti? È perché non posso permettermeli.
La pittura è stata perlopiù confusa con la competenza tecnica e con il gusto per il bello mentre invece è solo ed esclusivamente un fatto di idee ed emozioni.
Quando ci si dice "io non sono pittore" è allora che bisogna dipingere.
Il più modesto dei pittori è un vero allievo, e il migliore di tutti, perché allievo della natura.
Si può dipingere ogni cosa, basta soltanto vederla.
Ciò che bisogna dipingere è dato dall'ispirazione, che è l'evento in cui il pensiero è la somiglianza stessa.
La pittura proviene da un luogo dove le parole non si possono esprimere.