Voglio dipingere la verginità del mondo!
C'è una logica colorata: il pittore non deve che obbedire a lei, mai alla logica della mente.
La tesi da sviluppare è, qualsiasi sia il nostro temperamento o capacità di fronte alla natura, riprodurre ciò che vediamo, dimenticando tutto quello che c'è stato prima di noi. Il che, penso, permette all'artista di esprimere tutta la sua personalità, grande o piccola.
L'artista deve temere lo spirito da letterato che porta così spesso il pittore ad allontanarsi dalla sua vera strada: lo studio concreto della natura.
La luce è una cosa che non può essere riprodotta ma deve essere rappresentata attraverso un'altra cosa, attraverso il colore. Sono stato contento di me, quando ho scoperto questo.
La gente cominciava a sentire il bisogno della pittura come di qualche cosa che partecipasse alla vita quotidiana.
La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca.
La pittura è più forte di me, mi costringe a dipingere come vuole lei.
Nell'arte della pittura - in quanto distinta, si osservi bene, dall'arte del colorire -, quello che conta è stimolare in qualche modo la coscienza dei valori tattili; affinché il dipinto valga almeno l'oggetto rappresentato nella capacità di stimolare l'immaginazione.
Dipingere è meraviglioso, rende più allegri e pazienti. Dopo non si hanno le dita nere, come quando si scrive, ma rosse e blu.
La pittura è una lunga fatica di imitazione di ciò che si ama.
Non riesco a capire l'importanza data alla parola ricerca nella pittura moderna. A mio avviso cercare non significa niente in pittura. Quello che conta è trovare.
La più grande ragione del dipingere è che non c'è ragione di dipingere.
Un pittore senza scrupoli, il quale, col pretesto di voler possedere una donna, la adesca nel suo studio e lì la dipinge.
Gli epigrammisti in poesia sono come i fioristi in pittura.