Per conoscere qualcosa di sé bisogna conoscere tutto degli altri.
I fortunati del mondo hanno il loro valore, ma soltanto il valore negativo della ripulsa. Essi esultano e mettono in luce il fascino e la bellezza degl'infelici.
Ogni arte è insieme superficie e simbolo. Coloro che scendono sotto la superficie lo fanno a loro rischio. Coloro che interpretano il simbolo lo fanno a loro rischio.
Non vi sono libri morali o libri immorali. Vi sono libri scritti bene e libri scritti male, e nient'altro.
E mentre anche se costretto a chiedere la carità un uomo può essere e rimanere libero, nessuno mai può essere libero se costretto ad essere simile agli altri.
Le madri, naturalmente, hanno ragione. Pagano i conti del figlio e non lo infastidiscono. I padri, invece, infastidiscono il figlio e non pagano mai i suoi conti.
Sapere sia di sapere una cosa, sia di non saperla: questa è conoscenza.
È sicuramente meglio conoscere cose che non servono a niente, piuttosto che non conoscere niente.
Il reciproco amore fra chi apprende e chi insegna è il primo e più importante gradino verso la conoscenza.
Per conoscere, anche poco, se stessi, bisogna conoscere a fondo gli altri.
Conoscersi significa errare e l'oracolo che ha detto "Conosci te stesso" ha proposto un compito più grave delle fatiche di Ercole e un enigma più oscuro di quello della Sfinge.
Ognuno si fa degli altri la conoscenza che vuole e, spesso, che può.
Condividi la tua conoscenza. È un modo di raggiungere l'immortalità.
La conoscenza non è sufficiente, dobbiamo applicarla.
Conoscere per deliberare.
Il dubbio è il lievito della conoscenza.