È vero che sulla Rete ci sono molte cose che non vorremmo leggere. Ma questa è una ricchezza.
La nostra rappresentazione sociale è sempre più affidata a informazioni sparse in una molteplicità di banche dati, e ai «profili» che su questa base vengono costruiti, alle simulazioni che permettono.
Su internet l'individuo fa parte di una società completamente democratica. Non ha più importanza o maggiore visibilità la parola di un personaggio importante come un senatore o capo d'azienda, tutto è livellato, reso meritocratico in base alla pertinenza e qualità dei contenuti.
I media trasportano e trasformano il messaggio. In quest'ottica si potrebbe dire che i social media sono quei media che rendono possibile la socializzazione sia del trasporto sia della trasformazione del messaggio.
Ad una prima occhiata, c'è un sacco di sesso su Internet. Oppure non alla prima occhiata: nessuno può trovare qualcosa su Internet alla prima occhiata.
La rete è il luogo del dono. Concetti come file sharing, free software, open source, creative commons, user generated content, social network hanno tutti al loro interno, anche se in maniera differente, il concetto di 'dono', di abbattimento dell'idea di 'profitto'.
Un'e-mail non può contenere l'alone di una lacrima.
Oggi la gente di uno stesso condominio non si conosce e, se si incontra in ascensore, non si parla. Poi su Facebook pubblica tutte le sue foto e racconta di tutto a tutto il mondo.
Internet è uno strumento di libertà e conoscenza, un formidabile strumento di pace che ha creato le fondamenta per una nuova civiltà.
Quello che la community sa fare meglio è remixare: esplorare varianti da apportare al prodotto originario, migliorandolo e propagandolo.
Il Web è progettato per essere universale: per includere tutto e tutti.