La rinuncia: l'eroismo della mediocrità.
Bisogna liberare l'uomo dall'uomo.
Si dice che l'uomo è triste dopo l'amore, ma la donna può esserlo prima, durante e dopo.
La meta, non è che un pretesto.
L'ideale: questo luogo comune che non si trova da nessuna parte.
I sadici, per lo meno, non sono indifferenti alle sofferenze che provocano.
In amore il solo fallimento consiste nel non tentare più.
L'unico loro desiderio non era rassegnarsi, ma poter smettere di sperare. Perché la speranza uccide più lentamente.
Quando si perde la capacità di vivere i propri miti, si perdono anche i propri dei.
Quanta rassegnazione nella saggezza.
L'abitudine genera rassegnazione. La rassegnazione genera apatia. L'apatia genera inerzia. L'inerzia genera indifferenza.
Gli uomini avevano rinunciato per sempre a una felicità condivisa, le donne condividevano anche ciò che non avevano e non avrebbero mai avuto.
Curioso come a questo mondo vi sia poca gente che si rassegni a perdite piccole; sono le grandi che inducono immediatamente alla rassegnazione.
Chi getta la spugna non vince mai, e un vincente non getta mai la spugna.
Dall'abito della rassegnazione sempre nasce noncuranza, negligenza, indolenza, inattività, e quasi immobilità.
In Italia tutti ritengono che il cambiamento sia necessario, ma poi sospirano perché è anche impossibile.