I moderni veri sono costretti a essere antimodernisti.
Se l'eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza.
Dar forma a una durata è l'esigenza della bellezza, ma è anche quella della memoria. Ciò che è informe è inafferrabile, non memorizzabile.
Cosa sono la bellezza o la bruttezza di fronte all'amore? Cos'è la bruttezza di un viso di fronte al sentimento nella cui grandezza si rispecchia l'assoluto stesso?
Ma è proprio il debole che deve esser forte e andar via, quando il forte è troppo debole per poter fare del male al debole.
Non si sa mai che cosa volere, perché, vivendo una sola vita, non possiamo né paragonarla con le precedenti, né migliorarla in quelle a venire.
L'unica cosa che valga la pena di fare, oggi, è l'essere moderni.
Quando il Moderno si presenta come "il nuovo" assoluto, in verità è già decrepito.
Il programma della modernità si inceppa proprio in quella che è, sin dall'inizio, la sua idea portante: la capacità della ragione umana.
Una sola frase basterà a descrivere l'uomo moderno: egli fornicava e leggeva i giornali.
La modernità non sfugge alla tentazione di identificare il permesso con il possibile.
Tutto ciò che è moderno viene, prima o poi, superato.
Solo i moderni possono diventare sorpassati.
Moderno è l'uomo che pensa con il cervello proprio, non per ispirazione e autorizzazione di un'autorità religiosa o politica.
La modernità nasce su due paradigmi. La singolarizzazione, cioè l'individuo in sé e il funzionalismo.