Tutto ciò che è moderno viene, prima o poi, superato.
C'è qualcosa di terribilmente morboso nella compassione che oggi si prova per la sofferenza. Si dovrebbe provare simpatia per il colore, la bellezza, la gioia di vivere. Quanto meno si parla dei mali della vita, tanto meglio è.
La malvagità è un mito inventato dai buoni per spiegare lo strano fascino degli altri.
C'è sempre qualcosa di ridicolo nei sentimenti di chi non si ama più.
L'invidia è quel sentimento che nasce nell'istante in cui ci si assume la consapevolezza di essere dei falliti.
Tutto ciò che è bello appartiene alla stessa epoca.
Solo i moderni possono diventare sorpassati.
L'operaio di una città moderna usufruisce, oggi, di un benessere materiale superiore a quello di un nobile dei secoli scorsi.
I moderni veri sono costretti a essere antimodernisti.
Una sola frase basterà a descrivere l'uomo moderno: egli fornicava e leggeva i giornali.
Il papa ha detto: "La risposta alla modernità è Cristo". Ora, io ho 44 anni e molto modestamente ho imparato una cosa nella mia vita: se la risposta è Cristo, la domanda è sbagliata.
La modernità risolve i suoi problemi con soluzioni ancora peggiori dei problemi.
La modernità si è compiaciuta di mostrare che il dono gratuito è uno degli eventi più rari nella vita umana.
Tutti quelli che esaltano il frastuono dei mass media, il sorriso imbecille della pubblicità, l'oblio della natura, l'indiscrezione innalzata al rango di virtù, li si deve chiamare: collaborazionisti della modernità.
Non possiamo fermare la modernità, ma non possiamo nemmeno subirla in modo passivo.