Non sei mai un perdente fino a che non smetti di provarci.
Il successo non è permanente, e il fallimento non è fatale.
Il successo è dato dalla disciplina e dalla pace interiore.
Io non sono fatalista. E se anche lo fossi, che cosa potrei farci?
Perché l'uomo comune è passivo. All'interno di un cerchio ristretto... si sente padrone del proprio destino, ma di fronte ai grandi avvenimenti è impotente quanto di fronte agli elementi. Quindi, anziché tentare di influenzare il futuro, si mette giù e lascia che le cose gli succedano.
Cedo perché son piccino, ma non domando perdono perché ho ragione.
Nessuno è mai sconfitto fino a quando la sconfitta non viene accettata come realtà.
Avevano tutti sul viso la stessa espressione, un misto tra l'arroganza di chi si sente libero di essere se stesso fino a distruggersi e la rassegnazione amara di chi gira lo sguardo intorno e dappertutto vede il nulla.
La rassegnazione alla solitudine, opposta al dolore lucreziano, avvicina a noi Virgilio più degli altri poeti latini dell'antichità classica.
Noi uomini siam in generale fatti così: ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi; sopportiamo, non rassegnati ma stupidi, il colmo di ciò che da principio avevamo chiamato insopportabile.
La desistenza avviliva questo slancio, spegneva queste passioni, spingeva tutti a rinchiudersi nel terrificante perimetro circondato dalle mura del «tengo famiglia» e «mi faccio i fatti miei».
Quello che è andato perduto è irrecuperabile.
Averle perse tutte, le speranze, gli dette la stessa pace che averle tutte intatte.