Dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere.
Siete stati spavaldi e arroganti. I due vizi peggiori che si possano mettere insieme.
Sottrazioni, e assenze, non lasciano scampo, segnano la vita, tracciano il sentiero, decidono il destino, indicano il futuro.
Correre in ogni stagione, sulle cime dei monti, per vedere se dall'altra parte c'era un mondo migliore, un'altra vita, meno fatiche, meno paure, meno calci in culo.
Il dolore sopportato in silenzio rende forti nello spirito, ma anche fragili, disinteressati alla vita e privi di ogni difesa.
È l'abisso d'aria intorno ai fianchi, a sollevare le montagne. Si sono fatte un posto in cielo spinte dal fondo della terra. Esiste in natura una forza di sollevamento, una continua lotta contro la legge di gravità.
Vorrei sorvolare le montagne più alte del mondo come fanno gli uccelli durante le loro migrazioni. Loro non hanno maschera, ossigeno, GPS; hanno tutto nel loro istinto. Un istinto che sono convinto abbiamo anche noi se lo addestriamo bene.
La montagna, come pure le isole, ha la proprietà di conservare non solo certe antiche specie vegetali e animali, ma anche popolazioni e usi antichissimi.
Di cosa ho paura? Della vita borghese dalla quale sono sempre scappato fin da piccolo quando abitavo in Val Funes e non c'era neanche un campo da calcio per giocare. Guardavo le montagne e pensavo che arrampicandomi sarei andato via dal campanilismo e dalla ristrettezza mentale della valle.
Viviamo per desiderare, e cosi farò anch'io, e balzerò giù da questa montagna sapendo tutto alla perfezione o non sapendo tutto alla perfezione pieno di splendida ignoranza in cerca di una scintilla altrove.
La montagna mi ha fatto capire che è da sciocchi mettere la vita in banca sperando di ritrovarla con gli interessi. Mi ha aiutato a non essere troppo tonto, anche se un po' tonti si è tutti da giovani.
Le montagne dovrebbero avere dei buchi, per vedere l'altra parte. Osservando il panorama attraverso queste aperture, risparmieremmo delle scalate considerevoli.
Anche l'aver scalato l'Everest diventa banale e quindi noioso. Una montagna è stimolante solo prima che venga affrontata.
Partoriranno i monti, e nascerà un ridicolo topo.
Lassù si erano liberati dal desiderio di felicità e perfino dalla speranza, perciò vivevano in pace e tranquilli, avevano cioè trovato la felicità. Ma loro non lo sapevano e campavano così.