I preti parlano spesso della croce, è bene che ne vivano anche.
Non rischiamo niente mettendoci a disposizione di Dio: e poiché la sua giovinezza è immutabile, anche la nostra giovinezza si rinnoverà come quella della Chiesa.
I dittatori non hanno il gusto della libertà, ne hanno anzi paura. Senza dubbio hanno torto perché in fondo un atto libero solo raramente può essere cattivo.
Possediamo noi stessi solo donandoci, ci salviamo solo se acconsentiamo a perderci. Donare è la misura dell'essere.
Solo Dio può guarirci dal nostro amor proprio, perché solo Lui può soddisfarlo, compierlo. Lo fa esistere in un rapporto unico che stabilisce tra lui e noi.
Il silenzio è il maestro dei maestri perché ci insegna senza parlare.
Chiamiamo poi ordini sacri il diaconato ed il presbiterato. Si legge infatti che la chiesa primitiva ebbe solo questi; soltanto in riferimento a questi abbiamo un comando dell'apostolo.
Lassate predicar i preti*pazzi, c'hanno troppe bugie e poco vero.
Dacché la società umana ebbe impostori, sorsero preti, se già i primi non furono essi. Certo però i maggiori, i più astuti, i più fortunati impostori del genere umano furono sempre i preti.
A che serve un prete se non a dare speranza?
La falsità del prete si rivela soprattutto nella voce impostata.
E con le budella dell'ultimo prete stringeremo la gola all'ultimo re.
I preti ci hanno insegnato tutto, la socializzazione, l'equilibrio tra il bene e il male, il piacere del perdono dopo uno strappo alle regole.
Cent'anni senza prete e la gente finirà per adorare gli animali.
Preti, e Frati, canagie buzarae, Zente d'ogni estrazion, razza de muli, Ch'andè a sti Putti buzarando i Culi, E chiavando le Donne maridae.
Godete, preti, poi che 'l vostro Cristo v'ama cotanto, ch'ei, se più s'offende, più da turchi e concilii vi difende e più felice fa quel ch'è più tristo.