È preciso dovere dell'uomo quello di amare persino chi gli fa torto.

Marco Aurelio
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La nostra interpretazione

L’uomo ha un compito morale che va oltre l’istinto di difendersi o di reagire al male con altro male. Amare anche chi ferisce significa rifiutare la logica della vendetta e dello scambio, per scegliere una via più alta, fondata sulla dignità interiore. Non si tratta di giustificare l’ingiustizia o di restare passivi di fronte al torto, ma di non lasciare che il risentimento diventi il centro della propria vita. In questo modo il cuore rimane libero, perché non è più prigioniero dell’odio e dell’amarezza. Amare chi fa del male implica un grande lavoro su se stessi: riconoscere la fragilità altrui, vedere oltre il gesto ingiusto, talvolta intuire la sofferenza o l’ignoranza che lo generano. È una forma di responsabilità interiore: si sceglie di non imitare il male ricevuto, ma di rispondere da un livello più profondo, dove la propria umanità non dipende dal comportamento degli altri. Così l’amore diventa un atto di libertà e di forza, non di debolezza. È un cammino esigente, ma è l’unico che impedisce al torto di moltiplicarsi e di corrompere il carattere. In questo senso amare il proprio offensore è un dovere verso se stessi, oltre che verso gli altri, perché custodisce la parte migliore dell’animo umano.

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