Amore è l'eccitazione sessuale dei giovani, l'abitudine degli adulti e la reciproca dipendenza dei vecchi.

Arthur Bloch
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La nostra interpretazione

L’amore viene descritto come un’esperienza che cambia radicalmente nel corso della vita, assumendo forme quasi incompatibili tra loro. Nella giovinezza si manifesta come slancio istintivo, fortemente legato al corpo, alla scoperta del desiderio e alla ricerca di intensità emotiva immediata. È una fase in cui prevale la passione, l’idealizzazione dell’altro e la convinzione che tutto sia nuovo, assoluto e destinato a durare. Con l’età adulta subentra invece una dimensione più quotidiana: il legame diventa abitudine, convivenza con i limiti dell’altro, ripetizione di gesti e ruoli che danno stabilità, ma che possono anche sfociare nella routine e nella perdita di entusiasmo originario. Nella vecchiaia la relazione si trasforma ancora, mettendo in primo piano la dipendenza reciproca, fisica ed emotiva. Ci si sostiene a vicenda di fronte alla fragilità, alla malattia, alla paura della solitudine. L’accento si sposta meno sulla passione e più sul bisogno, sul sostegno e sul fatto che l’altro diventa una presenza indispensabile per affrontare il tempo che resta. In questa visione l’amore appare disincantato, quasi ridotto a funzioni diverse per ogni fase della vita: eccitazione, abitudine, necessità. La continuità del legame affettivo è riconosciuta, ma filtrata da uno sguardo ironico e realistico che mette in luce come spesso i rapporti siano meno idealizzati e spirituali di quanto si vorrebbe credere, più segnati da inclinazioni fisiche, dinamiche psicologiche e condizioni esistenziali che cambiano inesorabilmente con l’età.

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