La parte preparatoria dei rimorsi, di solito, è abbastanza piacevole.
Ogni rovescio ha la sua medaglia.
Il disordine dà qualche speranza, l'ordine nessuna.
L'innocente è sempre colpevole di avere, con il suo maldestro comportamento, indotto la giustizia in errore.
Pianificazione: Inverno a Montecarlo. Estate alle Bahamas. Autunno in Scozia. Primavera a Capri... L'anno è sistemato. La coscienza no.
Italia, la terra dei geni troppo compresi.
Così addio speranza, e con la speranza, paura addio, Addio rimorso: ogni bene a me è perduto: Male, sii tu il mio bene.
L'altruismo è un rimorso dell'egoismo.
Questo era un altro rimorso che non sarebbe mai riuscito a diventare un rimpianto.
Il rimorso non è mai per azioni che abbiamo commesso o che non abbiamo commesso; non è per ciò che facciamo; bensì per ciò che fummo, siamo e fatalmente saremo: non riguarda soltanto il passato, ma anche il futuro.
I rimorsi sono gli impulsi sadici del cristianesimo.
Secondo una statistica dell'Istituto Italiano per le Ricerche sulla Formica (IIRF) il novantanove virgola nove per cento della popolazione non prova nessun rimorso dopo aver pestato una formica.
Non c'è rimorso così forte come quello provocato dagli scacchi.
Quando, in fondo al sonno, il rimorso s'infiamma, è in esso, inconscio, la coscienza: così si attua la violenza d'amore degli dei al tribunale dei cieli.
Una volta il rimorso veniva dopo, adesso mi precede.