Povero non è chi possiede poco, ma chi desidera di più.
Il saggio vivrà quanto deve, non quanto può. Osserverà dove gli toccherà vivere, con chi, in che modo e che cosa dovrà fare. Egli bada sempre alla qualità della vita, non alla lunghezza.
Come tutti i vizi mettono radici profonde, se non sono estirpati sul nascere, così i sentimenti di tristezza e di infelicità, che dilaniano se stessi, finiscono per nutrirsi del loro amaro, e il dolore si fa una perversa voluttà di soffrire.
Le difficoltà rafforzano la mente, così come il lavoro rafforza il corpo.
Bisogna vivere con questa convinzione: non sono nato per un solo cantuccio, la mia patria è il mondo intero.
Moriamo peggiori di quando siamo nati. La colpa è nostra, non della natura.
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Quando ero piccolo ero così povero che pensavo che gli aiuti governativi fossero una marca.
Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato.
Tutte le migliaia di poveri che sono morti da noi, alla fine hanno avuto la gioia di un biglietto per San Pietro.
Tutti qui viviamo in una condizione di ambiziosa povertà.
Non esiste un uomo tanto povero da non poter donare qualcosa agli altri.
Solo i poveri conoscono il significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare.
La povertà e le ostriche sembrano sempre andare in compagnia.
Un povero ci vuol poco a farlo comparir birbone.
Il lusso, la spensieratezza e lo spettacolo consueto della ricchezza fanno quei ragazzi così belli, che si direbbero d'una pasta diversa da quella dei figli della mediocrità e della povertà.