La fame raccomanda e condisce i cibi; nulla sprezza chi ha fame.
Lo stolto può salire con fatica alla saggezza, il saggio non può ripiombare nella stoltezza.
Noi finiamo con l'imparare per la scuola e non per la vita.
L'invidia si volge alle cose vicine, mentre quelle lontane sono guardate con animo schietto e sincero. La vita del saggio, dunque, spazia per ogni dove, è senza tempo, non è limitata, come quella degli altri mortali.
La morte è il non-essere. Dopo di me accadrà ciò che è stato prima di me. Se prima non abbiamo sofferto, vuol dire che non soffriremo dopo. Siamo come una lucerna che, spegnendosi, non può stare peggio di quando non era accesa. Solo nel breve intermezzo possiamo essere sensibili al male.
Vivere non è poi una gran cosa: tutti i tuoi servi, tutte le bestie vivono: l'importante è morire con dignità, saggezza e coraggio.
Nell'anima degli affamati i semi del furore sono diventati acini, e gli acini grappoli ormai pronti per la vendemmia.
Mangiate solo quando avete fame. Il cibo ha un buon odore e un buon sapore solo se avete fame.
L'appetito rende saporite tutte le vivande.
Il bere vino puro calma la fame.
Quando si ha la pancia vuota non ci si pone altro problema che quello della pancia vuota. È quando ci lasciamo alle spalle lo sfruttamento e la dura fatica che cominciamo davvero a porci domande sul destino dell'uomo e sulle ragioni della sua esistenza.
Prima viene lo stomaco, poi viene la morale.
L'infermità fa dolce la salute, il male il bene, la fame la sazietà, la fatica il riposo.
La fame non vide mai pane cattivo.
La fame a volte fa fare cose straordinarie.
I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell'opulenza. La chiesa trasale davanti a questo grido d'angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello.