La fame insegna a trovar espedienti.
Il pericolo di vivere male è maggiore del pericolo di morire presto.
Nessuna cosa è bella da possedere se non si hanno amici con cui condividerla.
Giammai sarai felice finché ti tormenterai perché un altro è più felice.
Il saggio vivrà quanto deve, non quanto può. Osserverà dove gli toccherà vivere, con chi, in che modo e che cosa dovrà fare. Egli bada sempre alla qualità della vita, non alla lunghezza.
Perché nessuno ammette i propri difetti? Perché vi è ancora immerso: i sogni li racconta chi è sveglio e così i propri vizi li ammette solo chi è guarito.
Chi ha dunque ingegno badi di non tacere, chi abbondanza di roba si guardi dall'esser troppo duro di mano nell'esercizio della misericordia: chi ha un'arte da vivere, ne partecipi al prossimo l'uso e l'utilità.
Esistono in tutto due generi di scherzo: uno volgare, violento, vergognoso e osceno, e un altro elegante, urbano, ingegnoso e fine. Di questo secondo tipo sono intrisi non solo il nostro Plauto e la Commedia greca antica, ma anche i libri dei filosofi socratici.
L'acume geniale è l'uso acuto dell'acume.
Le persone comuni mirano soltanto a passare il tempo. Chi ha un po' d'ingegno a utilizzarlo.
Vi sono persone che lesinano il loro ingegno come altri fanno con il proprio denaro.
Il ragionamento matematico può essere considerato piuttosto schematicamente come l'esercizio di una combinazione di due capacità, che possiamo chiamare intuizione e ingegnosità.
Molta malizia si mischia a un po' d'ingegno.
Non si contenta l'ingegno, come il giudizio, della pura e semplice verità, ma aspira alla bellezza.
È più cospicuo il profitto dell'ignoranza sorretta dalla risolutezza che dell'ingegno privo di temperamento.
La volontà può e deve essere motivo d'orgoglio più dell'ingegno.