Di internet mi piace il copyright sul materiale creativo.
Questo libro non fa per voi se non avete una connessione a internet, se la vostra segretaria stampa le email a cui voi rispondete con una nota a penna via fax, se pensate che i social network siano una cosa da ragazzini e in cui si perde soltanto tempo.
In chat si può essere chiunque e il suo contrario, non si sentono i giudizi degli altri, non c'è morale (se non la netiquette prevista), non ci sono silenzi, e non c'è lo spettro più terribile: la solitudine.
È sufficiente un po' di logica per arrivare al succo della questione. Se voi foste gli inventori di Facebook, avreste inventato Facebook.
Il pubblico ama lo status quo. Vuole sentirsi dire che tutto è più o meno ok. Non discute la fonte delle notizie. Ci sono un sacco di informazioni là fuori, su internet. Però devi volerle cercare.
Negli ultimi dieci anni abbiamo scoperto nuovi modi per creare, inventare e lavorare insieme sul web. Nei prossimi dieci anni ciò che abbiamo imparato verrà applicato al mondo reale.
La nuova interdipendenza creata dall'elettronica ricrea il mondo ad immagine di un villaggio globale.
La Rete, da Amazon a eBay, ha fatto emergere una coda lunga di domanda per i prodotti fisici di nicchia; oggi gli strumenti democratizzati di produzione stanno facendo emergere anche una coda lunga di offerta.
Internet conta per lo sviluppo del Paese più del petrolio. Muove informazioni, processi, dati, intelligenze. Non va controllato, va sviluppato.
Mi chiedo se la letteratura non si stia ritirando dalla vita pubblica e se per i giovani scrittori Internet non rappresenti una sorta di parco giochi. In questo periodo assistiamo a una situazione di stallo, a una stagnazione cui il vocabolo "comunicazione" conferisce una certa aura.
Un'e-mail non può contenere l'alone di una lacrima.