Se la morale non urtasse, non verrebbe lesa.
Confessiamo una buona volta a noi stessi che da quando l'umanità ha introdotto i diritti dell'uomo, si fa una vita da cani.
Chi ha il cuore vuoto, ha la bocca che trabocca.
Prima di dover subire la vita, bisognerebbe farsi narcotizzare.
Quando brucia il tetto non serve né pregare né lavare il pavimento. Comunque pregare è più pratico.
Se fossi sicuro di dover condividere l'immortalità con certa gente, preferirei un oblio in camere separate.
La morale è la debolezza del cervello.
La moralità è il rapporto tra il gesto e la concezione del tutto in esso implicato.
Il moralista, impegnato a predicare la virtù, difficilmente troverà il tempo di praticarla.
Non può esserci agire morale, lì dove non ci sia l'altro, riconosciuto in tutto lo spessore irriducibile della sua alterità.
Per mettere in chiaro i veri princìpi della morale, gli uomini non hanno bisogno né di teologia, né di rivelazione, né di divinità: hanno bisogno solamente del buon senso.
Sono le leggi della morale quelle che reggono l'arte.
La morale comune cambia, a seconda di dove si vive.
Le aspirazioni della morale della modernità a un'universalità affrancata da qualsiasi particolarità è un'illusione.
La morale è sempre la stessa, non si modifica a seconda del suo essere applicata alla sfera pubblica o alla sfera privata. Ma la morale tiene sempre conto dell'oggetto, della realtà a cui si applica.
Le morali altro non sono che regole di convivenza volte a ridurre i conflitti.