Il giornalista è stimolato dalla scadenza. Scrive peggio se ha tempo.
L'amore e l'arte non abbracciano ciò che è bello, ma ciò che grazie al loro abbraccio diventa bello.
Spesso è necessario riflettere sul perché siamo allegri; ma sappiamo sempre perché siamo tristi.
I nemici delle vaccinazioni hanno detto che a Vienna non è scoppiato il vaiolo ma un'epidemia da vaccino. Ora anche loro sanno valutare il valore della profilassi ma la loro prudenza è un po' esagerata: si prendono il vaiolo per proteggersi dal vaccino.
Ciò che ci tortura sono le possibilità perdute. Essere sicuri di una impossibilità è un guadagno.
L'amore del prossimo non è il migliore, ma comunque il più comodo.
Stampando una notizia in grandi lettere, la gente pensa che sia indiscutibilmente vera.
I giornali non stampano smentite, è ovvio: diminuisce la fiducia del pubblico nella stampa.
I giornali testimoniano ogni giorno come la più seria occupazione degli uomini sia sempre l'uccidere altri uomini.
Per raccogliere i beni inestimabili prodotti dalla libertà di stampa, bisogna sapersi sottomettere ai mali inevitabili che essa fa nascere.
Io del giornale leggo sempre i necrologi e i cinema. Se è morto qualcuno che conosco vado al funerale. Se no vado al cinema.
I giornali sono pieni di sacrifici umani: li inscatolano, li rendono accettabili per i lettori; in un certo senso li ritualizzano. La cronaca è un bollettino di esecuzioni.
E' una calunnia che i giornali non stimolino i propri lettori al pensiero. Di certo li portano ai cruciverba.
Sono la personificazione del rischio. Sono solo una giornalista curiosa.
Vengo dalla scuola di giornalismo di Giovanni Minoli in cui essere bravi e preparati è il punto di partenza.