Tutto è pubblicità. Anche la cultura in TV si trasforma in spot.
Tutto induce all'impazienza. Forse portiamo in noi il rimorso di una vita troppo lunga, riguardo alla specie, per come la usiamo.
Un giudizio negativo vi soddisfa ancora più di un elogio, a patto che vi si senta la gelosia.
Il solo crimine perfetto è il suicidio. Perché è unico e senza appello, al contrario dell'omicidio che deve ripetersi senza fine. Poiché realizza la confusione ideale tra il carnefice e la vittima.
La gloria presso il popolo, ecco ciò a cui bisogna aspirare. Niente varrà mai quanto lo sguardo sperduto della salumiera che ci ha visto in televisione.
Noi siamo irrimediabilmente in ritardo sulla stupidità.
A forza di chiamare questa cosa la mia vita finirò per crederci. È il principio della pubblicità.
La pubblicità fa più danni della pornografia perché unisce l'inutile al dilettevole.
La pubblicità è la più grande forma d'arte del XX secolo.
La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti.
La pubblicità è l'anima del commercio.
La pubblicità ci fa desiderare quello che non abbiamo e disprezzare quello che già abbiamo. Crea incessantemente l'insoddisfazione e la tensione del desiderio frustrato.
La pubblicità è la menzogna legalizzata.
Pubblicità. L'arte d'insegnare alla gente a desiderare determinate cose.
Anche Dio crede nella pubblicità; infatti ha messo campane in ognuna delle sue chiese.
La pubblicità ha soltanto una ragione d'essere: quella di agganciare la curiosità del pubblico con la massima originalità, la massima sintesi, il massimo dinamismo, la massima simultaneità e la massima portata mondiale.