Rivoluzionario è chi non accetta il dato naturale e storico e vuole cambiarlo.
L'occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose.
Il genere umano è una zona del vivente che va definita circoscrivendone i confini.
L'inconscio è il mare del non dicibile, dell'espulso fuori dai confini del linguaggio, del rimosso in seguito ad antiche proibizioni.
L'eroe della storia è colui che nella città punta la lancia nella gola del drago, e nella solitudine tiene con sé il leone nel pieno delle sue forze, accettandolo come custode e genio domestico, ma senza nascondersi la sua natura di belva.
Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi.
Nessun vero rivoluzionario muore invano.
Non si può fare una rivoluzione portando i guanti di seta.
Per un vero rivoluzionario il pericolo più grave, fors'anche l'unico, è l'esagerazione rivoluzionaria.
Quando il cittadino si rifiuta di obbedire, e l'ufficiale dà le dimissioni dal suo incarico, allora la rivoluzione è compiuta.
Le grandi rivoluzioni d'ordine spirituale, che mutarono l'aspetto del mondo, si possono solo pensare e realizzare quali lotte titaniche di singole figure, non mai quali imprese di coalizione.
Le rivoluzioni distruggono tutto in un istante e non ricostruiscono se non col lungo avvenire.
Il rivoluzionario che ha successo è uno statista, quello che non ha successo un criminale.
Esiste un'unica rivoluzione possibile ed è quella che si fa da soli, quella che avviene nell'individuo, che si sviluppa in lui con lentezza, con pazienza, con disubbidienza!
Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale che trasforma un insorto in un burocrate.
La rivoluzione consiste nell'amare un uomo che ancora non esiste.