Il rischio che abbiamo corso è stato vivere: vivere sempre.
Il genere umano è una zona del vivente che va definita circoscrivendone i confini.
Ogni volta (spesso) che mi accade di non capire qualche cosa, istintivamente mi prende la speranza che sia di nuovo la volta buona, e che io torni a non capire più niente, a impossessarmi di quella saggezza diversa, trovata e perduta nel medesimo istante.
La vita è un insieme di avvenimenti, di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme.
Si sente solo e sperduto in quella storia di sangue e corpi nudi che è la vita degli uomini.
La condanna degli esserti mortali, o forse il loro dono, è questo: bisogna vivere senza capire.
L'attività frenetica, a scuola o in università, in chiesa o al mercato, è sintomo di scarsa voglia di vivere.
Che cosa servono a quel tizio ottant'anni trascorsi nell'inerzia? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita, e non è morto tardi, ma lentamente.
Vivere bene è la miglior vendetta.
Era la mia idea di libertà. Pensavo che ognuno ha il diritto di vivere come gli pare. Ma che libertà è morire?
Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi,non avrò vissuto invano.Se allevierò il dolore di una vitao guarirò una pena,o aiuterò un pettirosso cadutoa rientrare nel nido,non avrò vissuto invano.
Vivere del proprio lavoro, una necessità; vivere del lavoro altrui, un'aspirazione.
E vissero per sempre felici e contenti. Avrebbe voluto sapere che cosa succedeva davvero, dopo.
La giusta funzione di un uomo è di vivere, non di esistere.
Così io vivo nel mondo più come osservatore dell'umanità che come appartenente alla specie.