Amare è mettere la nostra felicità nella felicità di un altro.
Anche se tutta la nostra vita non fosse altro che un sogno e il mondo fisico un mero fantasma, io dovrei chiamare questo sogno o fantasma vero a sufficienza, se usando bene la ragione non siamo mai tratti da esso in inganno.
E' nel grande ordine che vi è un piccolo disordine.
Il presente è gravido dell'avvenire.
Il numero immaginario è un bello e meraviglioso espediente dello spirito divino, quasi un anfibio tra l'essere e il non-essere.
La felicità in assoluto non esiste, essa è solo una momentanea sospensione dell'affanno.
La nostra invidia dura sempre più a lungo della felicità di quelli che invidiamo.
L'idoneità fisica è il primo requisito della felicità.
L'uomo più felice che io conosca ha un accendino e una moglie, ed entrambi funzionano.
Io mi accontento di essere serena nel tempo. La felicità sono attimi e, quando arrivano, me li prendo senza esitare.
Il culmine di una vita felice è una sicura tranquillità e una inalterata fiducia in essa.
La felicità non esiste. Di conseguenza non ci resta che provare ad essere felici senza.
Badiamo a essere felici e a vivere secondo le nostre possibilità, anche se per farlo dobbiamo prendere dei soldi a prestito.
Non vedo felicità di cui, perché sia, non tocchi contentarsi.
Quando avevo 5 anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola, mi chiesero cosa volessi essere da grande. Scrissi "felice". Mi dissero che non avevo capito il compito, ed io dissi loro che non avevano capito la vita.