L'Italia non è democratica né aristocratica. È anarchica.
In Italia nulla è stabile, fuorché il provvisorio.
In Italia non si può ottenere nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali. Anche queste si hanno per via illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatto ecc.
Il linguaggio è un impoverimento del pensiero.
I nostri desideri hanno le ali del falco, le nostre possibilità i monconi della tartuca.
La scuola è fatta per avere il diploma. E il diploma? Il diploma è fatto per avere il posto. E il posto? Il posto è fatto per guadagnare. E guadagnare? È fatto per mangiare. Non c'è che il mangiare che abbia fine a se stesso, sia cioè un ideale. Salvo in coloro, in cui ha per fine il bere.
Italia mia, non men serva che stolta.
Gli italiani si lamentano troppo, quindi stanno bene.
Noi siamo il cuore d'Europa, ed il cuore non sarà mai né il braccio né la testa: ecco la nostra grandezza e la nostra miseria.
Tutto il male dell'Italia viene dall'anarchia. Ma anche tutto il bene.
All'estero quando un politico è coinvolto in un reato, sparisce lui. In Italia sparisce il reato, il processo e a volte anche il magistrato.
Fra trent'anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione.
Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori.
Arlecchino, Pinocchio e Pulcinella sono l'Italia del popolo, che si rappresenta, si denigra e si riscatta con la felicità che trasmette questo trio. Un'Italia del passato, ma che si può riconoscere oggi dovunque.
In Italia scemando il sapere e la potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato ed irragionevole della bellezza dell'abito esterno, lasciando a digiuno la mente e poco nudriti e mal governati gli affetti.
Nessuno, come gli italiani, sa organizzare così bene le tempeste dentro ai bicchieri d'acqua.