Oh! Come è necessaria l'imperfezione per essere perfetti!
Manina chiusa, che nel sonno grande stringi qualcosa, dimmi cosa ci hai! Cosa ci ha? cosa ci ha? Vane domande: quello che stringe, niuno saprà mai.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
Dolore è più dolor, se tace.
A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra.
La vita, senza il pensier della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico.
Imperfettamente conosciamo e imperfettamente amiamo.
Tutto è imperfetto, non c'è tramonto così bello da non poterlo essere di più, o brezza lieve che invita al sonno che non possa favorire un sonno ancora più sereno.
Le imperfezioni ci fanno conoscere la nostra grande miseria.
Se l'imperfetto viene definito come un male, allora ogni cosa diviene un male, perché ogni cosa è imperfetta.
Le imperfezioni degli altri ci aiutano anche a non attenderci da loro una qualche felicità, pienezza o compimento che in realtà possiamo trovare in Dio soltanto.
Il senso delle nostre imperfezioni ci aiuta ad avere paura. Cercare di risolverle ci aiuta ad avere coraggio.
Il fatto che l'attività svolta in modo così imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l'imperfezione nell'eseguire il compito che ci siamo prefissi o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione.
Dio mi ha fatto imperfetto e mortale. Permettete che sia, almeno, un po' seccato.
Fa parte delle imperfezioni e delle rinunce della vita umana il fatto che la nostra infanzia debba diventarci estranea e cadere nell'oblio, come un tesoro sfuggito a mani che giocavano, e precipitato in un pozzo profondo.