La vita è e deve essere un negativo dei sogni.
Tentiamo una definizione: lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura.
Producete, producete cultura: è il vostro mestiere, e soprattutto è il contrario della letteratura.
Essere ebreo è una condizione umana estrema, terribile e insondabile; una condizione di cui l'occidentale ha paura; e noi sappiamo che si ha paura di ciò che sta dentro di noi, non di ciò che ci è estraneo.
Una parola è un incantamento, una evocazione allucinatoria, non designa una 'cosa', ma la cosa diventa parola.
In definitiva, ha qualcosa da insegnare solo chi non vuole insegnare.
La vita, una lotta indomabile contro il sospetto che tutto sia vano.
La vita ci è stata data per una creatività. Il tempo è come il tessuto su cui occorre disegnare una creazione.
Non sollevare il velo dipinto che quelli che vivono chiamano vita.
La vita è una tragedia per quelli che sentono e una commedia per quelli che pensano.
Nella feroce morsa delle circostanze non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia. Sotto i colpi d'ascia della sorte il mio capo è sanguinante, ma indomito.
La vita è violenta, sinistra, impastata d'infamie, tessuta di egoismi, disseminata di infelicità, senza gioie durevoli; ha un unico fine: la morte sempre minacciosa, la condanna di ogni nostra speranza. Per viltà ci sforziamo di credere che questa condanna non sia senza appello.
La vita si osserva molto meglio da una finestra sola.
Gli antichi ci hanno insegnato a seguire la vita migliore e non la più piacevole, in modo che il piacere sia compagno e non guida di una buona e retta volontà.
È inutile annacquare la vita sperando in questo modo di allungarla.
Bisogna capire la vita. Capirla quando si è giovani.