"Aver ragione" è la naturale vocazione della follia.— Giorgio Manganelli
"Aver ragione" è la naturale vocazione della follia.
Questo gioco arcaico, matematico, simbolico, non ha nulla dello sport: non produce campioni fatti di carne di manzo, non è cordiale, è silenzioso, maniacale, malsano, genera nevrotici protagonisti di un freddo sogno di simboli e tornei, di numeri e di re.
In generale, gli scrittori sono convinti segretamente di essere letti da Dio.
Sono libero di credere o non credere in Dio, ma devo salire sul tram dalla parte destra, portiera di fondo.
Un linguaggio è un gigantesco "come se".
Io amo le macchine imprecise, i computer che sbagliano, i semafori che s'incantano.
Molta follia è suprema saggezza per un occhio che capisce - Molta saggezza, la più pura follia.
E chi vòl esser gran maestro è pazzo, che proprio è un uccel perde-giornata chi d'altro che di fotter ha sollazzo; e crepi nel palazzo ser cortigiano, e aspetti che 'l tal moia: ch'io per me penso sol trarmi la foia.
Tutto è follia in questo mondo fuorché il folleggiare. Tutto è degno di riso fuorché il ridersi di tutto. Tutto è vanità fuorché le belle illusioni e le dilettevoli frivolezze.
Tutti coloro che scrivono sono un po' matti. Il punto è rendere interessante questa follia.
La scienza, come la poesia, si sa che sta a un passo dalla follia.
Tutti noi possiamo piombare nel baratro della follia da un momento all'altro... Proprio per questo, non dobbiamo mai giudicare la pazzia degli altri...
Dobbiamo ammaliare la verità, darle l'apparenza della follia.
Il folle è un morto che cammina e che respira. Se uccide lo fa senza disperazione, forse per stizza, è un cadavere che uccide. La follia ha già superato la disperazione e per questo vive senza vivere, vive da morta e, se uccide, uccide già morta.
Non ci sono più false pazzie di quelle che talvolta fanno i saggi.
C'è del metodo in questa follia.