Beata quella vite, ond'è uscì fuore Così soave umore.
Andremo ad altri lidi Prima che ognun di noi amando pera.
Tenete questo fiasco pien di greco, E bevete una e due volte, e in un tratto Vi uscirà ogni dolor fuori del petto. Bevi Satiro mio, bevi, car Fauno, Che chi beve buon vin, senza Lete, Se ne beve l'obblio d'ogni dolor.
Non si vuol venir mai a la forza, fin che non s'è tentata ogni altra via; E sciocchezza è voler tor con violenza Cosa che per amor si possa avere.
Come il mal non è senza la pena; così non è senza mercede il bene.
Ahi, quanto brevi sono i piacer nostri, quanto vicin' al riso è sempre il pianto!
La vita è troppo breve per bere vini mediocri.
Se la sete non è presente, bevo per la sete futura.
Il vino è la poesia della terra.
Allorché recideranno il virgulto della mia vita, Le mie parti saranno sparse lontano l'una dall'altra. Se dal fango mio allora modelleranno una brocca Fatela colma di vino e io tornerò alla vita.
Riempi il tuo cranio di vino, prima che si riempia di terra.
Che cos'è l'uomo, quando ci pensi, se non una macchina complicata e ingegnosa per trasformare, con sapienza infinita, il rosso vino di Shiraz in orina?
Il vino mi ama e mi seduce solo fino al punto in cui il suo e il mio spirito si intrattengono in amichevole conversazione.
Ma sopra tutto nel buon vino ho fede, e credo che sia salvo chi gli crede.
Il vino è il canto della terra verso il cielo.
Il vino e l'uomo mi fanno pensare a due lottatori tra loro amici, che si combattono senza tregua, e continuamente rifanno la pace. Il vinto abbraccia sempre il vincitore.