L'amore, nella maggior parte dei casi, è soltanto un prestito con cauzione.
— Gesualdo Bufalino
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La nostra interpretazione
L’immagine dell’amore come un prestito con cauzione suggerisce una visione profondamente disincantata dei rapporti affettivi. Invece di essere un dono gratuito e definitivo, il sentimento appare come qualcosa di temporaneo, revocabile, soggetto a condizioni. L’idea del prestito richiama una dimensione di scadenza: ciò che viene dato oggi potrà essere richiesto indietro domani, spesso con interessi emotivi dolorosi. La cauzione, poi, rimanda alla paura della perdita e del danno: si ama mettendo al sicuro qualcosa di sé, come se ci si aspettasse in anticipo un possibile tradimento, un abbandono o un raffreddamento del legame.
In questo modo emergono il timore della fine, la consapevolezza della fragilità dei sentimenti e l’ombra costante della provvisorietà. L’amore non è visto come uno stato eterno, ma come un contratto implicito, dove le parti si proteggono, si difendono, trattano. Dentro questa prospettiva si intravede anche la possibilità di un amore sbilanciato o non ricambiato fino in fondo, in cui uno dei due dà più di quanto riceve, oppure sperimenta più intensamente la sofferenza della restituzione. Il cuore non è più solo luogo di abbandono e fiducia, ma anche di cautela, calcolo e timore. Chi ama, dunque, è sempre un po’ debitore e un po’ creditore, sospeso tra il desiderio di donarsi e il bisogno di non perdere tutto quando il sentimento verrà meno.
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