Nell'amore, la povertà s'integra nella ricchezza; il bisogno nel compimento; il desiderio nella gioia; la caccia nella cattura.

Fulton J. Sheen
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La nostra interpretazione

L’esperienza d’amore che viene evocata è quella in cui gli opposti, invece di scontrarsi, si completano a vicenda. La condizione di povertà non è solo materiale, ma indica ogni forma di mancanza, fragilità, limite personale. Nella relazione autentica questa mancanza non è motivo di vergogna o di esclusione: diventa parte viva di un incontro che arricchisce entrambe le persone. Il bisogno non rimane dipendenza umiliante, ma si trasforma in possibilità di compimento, perché l’altro non è visto come un possesso da conquistare, bensì come un dono che colma senza annullare. Il desiderio non viene ridotto a semplice impulso passeggero, ma trova la sua pienezza in una gioia condivisa, stabile, che dà senso alla ricerca iniziale. Anche la tensione della “caccia”, cioè lo sforzo, l’attesa, l’incertezza della conquista, non svanisce in frustrazione: si trasfigura in incontro reale, in presenza reciproca. In questa prospettiva l’amore è un movimento dinamico in cui ciò che è incompiuto trova armonia, senza eliminare la vulnerabilità. È un’unione in cui le parti più povere dell’essere umano vengono accolte, valorizzate e integrate, rendendo la relazione il luogo in cui si supera la solitudine originaria e si scopre che la vera ricchezza nasce dalla condivisione, non dal possesso.

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