Gettarsi in mezzo ai nemici può essere il segno distintivo della viltà.
Non mi capiscono: io non sono la bocca che fa per questi orecchi.
Non abbiamo oggi più alcuna pietà per il concetto di "libero arbitrio": lo sappiamo anche troppo bene che cosa sia, il più malfamato trucco dei teologi che sia mai esistito, mirante a rendere l'umanità "responsabile" nel senso loro, ossia renderla a essi soggetta.
Si comincia a diffidare delle persone molto avvedute, quand'esse si mostrano imbarazzate.
Ciò che non mi distrugge mi rende più forte.
Quando la riconoscenza di un gran numero per uno solo perde ogni pudore, allora nasce la gloria.
La coscienza ci rende tutti codardi.
I vigliacchi devono avere il potere, altrimenti hanno paura.
Il codardo è uno che prevede il futuro. il coraggioso è privo d'ogni immaginazione.
Non v'è che frode in uno scellerato; ma un codardo è peggio cento volte di un bicchier di vino adulterato; uno scellerato codardo.
È debole e vile chi si dà la morte per paura del dolore, e insensato chi vive per soffrire.
Ottimismo e autocommiserazione sono i poli positivo e negativo della viltà contemporanea.
Che abiezione, che schifo, che senso di vomito sentirci crescere dentro quella stessa viltà e quell'impotenza che abbiamo disprezzato negli altri.
La saggezza e la bontà sembrano vili a chi è vile: la feccia gode solo di se stessa.
Quella rabbia che ti prende quando sei di fronte alla debolezza, alla vigliaccheria di qualcuno e riconosci, o hai paura di riconoscere, la tua debolezza, la tua vigliaccheria.
Il buon Dio non rende liberi i popoli vili.