Vado a cercare un Grande Forse.
Mancanza di denari, malattia senza pari.
L'appetito vien mangiando, diceva Angest di Mans, ma la sete se ne va bevendo.
L'appetito vien mangiando, la sete se ne va bevendo.
Scienza senza coscienza non è che rovina dell'anima!
Che se la sete non è presente, bevo per la sete futura.
La morte odora di resurrezione.
In ogni uomo che muore muore con lui, la sua prima neve, il primo bacio, la prima lotta. Non muoiono le persone, ma muoiono i mondi dentro di loro.
Tu non sai quanto la morte li attiri. Morire è sì un destino per loro, una ripetizione, una cosa saputa, ma s'illudono che cambi qualcosa.
Non si muore. Si cessa soltanto di vivere.
Essere immortale è cosa da poco, tutte le creature lo sono, giacché ignorano la morte.
Oltre all'attesa di quello che accadrà dopo la morte, mi inquietano altri due interrogativi antecedenti e senza risposte: quando e come moriro? E il quando è meno preoccupante del come.
E così morire è bere dal fiume del silenzio, è scalare la cima del monte, significa stare nudi nel vento e sciogliersi al sole.
Il pensiero della morte ci inganna, perché ci fa dimenticare di vivere.
Vivere nuoce gravemente alla salute.
La paura della morte abita nella maggior parte di noi, a un livello più o meno alto, perché non è forse la morte considerata il grande «ignoto»?