L'invidioso piange più del bene altrui che del proprio male.
Non è saggio chi conosce dove si trova il tesoro, ma chi lavora per prenderlo.
Non migliora affatto il proprio stato chi cambia solamente luogo e non vita e abitudini.
Il gusto di compiacere l'amico è un demonio tentatore.
Non è felice quello a cui la fortuna non può dare di più, ma quello al quale non può togliere nulla.
L'architetto della rovina è l'arroganza, mette le fondamenta in alto e le tegole nelle fondamenta.
L'invidia soffre per la buona fortuna del prossimo, e non potendo godere, per insufficienza propria, dei propri successi, gode malignamente degli insuccessi altrui.
Alla resa dei conti, non c'è vizio che nuoccia tanto alla felicità dell'uomo come l'invidia.
Possiamo descrivere il nostro odio, la nostra gelosia, le nostre paure, le nostre vergogne. Ma non la nostra invidia.
L'invidia si annida in fondo al cuore umano come una vipera nella sua tana.
L'invidia è il più stupido dei vizi, perché non esiste un solo vantaggio che si guadagni da esso.
Tre sono gli istinti primordiali: l'angoscia, l'invidia e il senso di immortalità.
Sola la miseria è senza invidia nelle cose presenti.
L'invidioso mi loda senza saperlo.
L'invidioso non muore mai una volta sola, ma tante volte quante l'invidiato vive salutato dal plauso della gente.
Un io feroce: ecco l'invidioso.