I viaggi sono i viaggiatori.
Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi, un pozzo che fissa il cielo.
Esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta, che è la più spaventosa delle stanchezze. Non pesa come la stanchezza del corpo, né inquieta come la stanchezza della conoscenza emotiva. È un peso della coscienza del mondo, un non poter respirare con l'anima.
Per essere grande, sii intero: non esagerare e non escludere niente di te. Sii tutto in ogni cosa. Metti tanto quanto sei, nel minimo che fai, come la Luna in ogni lago tutta risplende, perché in Alto vive.
La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto.
Perché è bella l'arte? Perché è inutile. Perché è brutta la vita? Perché è tutta fini e propositi e intenzioni.
Viaggiare dovrebbe essere sempre un atto di umiltà.
Il nostro viaggiare su e giù indica, oltre che curiosità, anche un bisogno, ma di che? Che cosa ci manca?
Si viaggia non per arrivare ma per viaggiare e fra gli indugi brilla il puro presente.
Il viaggio è sempre un ritorno a casa, l'avventura dello spirito che parte per impadronirsi del mondo e dispiegare, in questa lotta col molteplice e con l'ignoto, le proprie latenti possibilità, sì da tornare, cresciuto e adulto, alla casa ritrovata.
Viaggiare non è veramente piacevole, si va incontro all'ignoto e l'ignoto è qualche volta sgradevole e sempre traumatico; però fa bene.
Viaggiatore. Bah! Coloro che hanno fatto il giro del mondo possono far durare la conversazione un quarto d'ora di più.
Viaggiare è una scuola di umiltà, fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona o una cultura presumono di capire o giudicano un'altra.
Un viaggio, per quanto terribile possa essere, nel ricordo si trasforma in qualcosa di meraviglioso.
Stare al mondo può essere caro, ma è incluso nel prezzo un viaggio intorno al sole gratis ogni anno!
Perché ti stupisci se viaggiare non ti serve? Porti in gito te stesso. Ti perseguitano i medesimi motivi che ti hanno fatto fuggire.