Nella morale come nell'arte, nulla è dire, tutto è fare.
Bisogna profondamente distinguere le società come la nostra, in cui tutto accade nel pieno giorno della matura riflessione, dalle società ingenue, credule, in cui nacquero le credenza, che dominarono i secoli.
Nessuna idea può avere successo se non a spese del sacrificio; nessuno sfugge mai senza sopportare la stanchezza della battaglia della vita.
Nelle nostre civiltà affaccendate, la memoria della libera vita di Galilea è rimasta come il profumo d'un altro mondo, come una rugiada dell'Hermon, grazie alla quale la siccità e la volgarità non hanno invaso tutto quanto il campo di Dio.
Il cosiddetto dio degli eserciti è sempre dalla parte della nazione che ha la migliore artiglieria, i migliori generali.
Chi prende l'umanità con le sue illusioni, e tenta con esse di influenzarla, non deve essere biasimato.
La morale è un fondo sociale che viene accresciuto lungo il doloroso corso delle epoche.
Tutto il sapere ha qualcosa di puritano; dà alle parole una morale.
La morale è ciò che resta della paura quando la si è dimenticata.
Non può esserci agire morale, lì dove non ci sia l'altro, riconosciuto in tutto lo spessore irriducibile della sua alterità.
L'indignazione morale è in molti casi al 2 per cento morale, al 48 per cento indignazione, e al 50 per cento invidia.
Per mettere in chiaro i veri princìpi della morale, gli uomini non hanno bisogno né di teologia, né di rivelazione, né di divinità: hanno bisogno solamente del buon senso.
Non è necessario avere una religione per avere una morale. Perché se non si riesce a distinguere il bene dal male, quella che manca è la sensibilità, non la religione.
Divenire adulto significa imparare a vivere nel dubbio ed a sviluppare, attraverso le esperienze, la propria filosofia, la propria morale. Evitare il "prêt-à-penser".
L'etica è più una questione di opinioni che una scienza. La morale è una consuetudine più che una legge naturale.