L'idea che sta in un quadro di Raffaello è poca cosa, non conta che il quadro.
Nella morale come nell'arte, nulla è dire, tutto è fare.
L'islamismo può esistere solo come religione ufficiale; quando lo si ridurrà allo stato di religione libera e individuale, perirà.
La gloria d'aver fondato la religione dell'umanità spetta alla comunità semitica.
Qualsiasi idea per riuscire deve fare sacrifici; dalla lotta della vita non si esce mai immacolati.
Niente di grande si fa senza chimere.
Dipingere è uscire da se stessi, dimenticare se stessi, preferire l'anonimato a ogni cosa e rischiare talvolta di non essere in accordo con il proprio secolo e con i contemporanei.
Il pittore dà un'anima ad una forma, il poeta invece dà una forma ad un sentimento e ad un'idea.
Le persone che cercano il significato simbolico mancano di afferrare la poesia e il mistero inerente alle immagini.
La pittura per me è una questione privata.
Non l'amore bisogna dipingere cieco, ma l'amor proprio.
Penso che si debbano controllare i materiali in modo misurato, ma è importante lasciare che essi abbiano una sorta di vita propria; come la naturale forza di gravità, se dipingi un muro la pittura gocciola; non c'è motivo di combatterla.
Se vi è qualcosa di umoristico nella mia pittura, non è il risultato di una ricerca cosciente. Questo humour deriva forse dal bisogno di sfuggire al lato tragico del mio temperamento. È una reazione, ma involontaria.
La qualità di un quadro dipende dalla metafora utilizzata per descrivere questa realtà inafferrabile.
Tiene in sé la pittura forza divina non solo quanto si dice dell'amicizia, quale fa gli uomini assenti essere presenti, ma più i morti dopo molti secoli essere quasi vivi, tale che con molta ammirazione dell'artefice e con molta voluttà si riconoscono.
La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla.