L'uomo ha fama d'infante davanti al dio come il fanciullo davanti all'uomo.
Unico e comune è il mondo per coloro che sono desti.
Il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame, e muta come il fuoco, quando si mescola ai profumi e prende nome dall'aroma di ognuno di essi.
L'infermità fa dolce la salute, il male il bene, la fame la sazietà, la fatica il riposo.
Non dando ascolto a me, ma alla ragione, è saggio ammettere che tutto è uno.
Pur percorrendo ogni sua via, tu non potresti mai trovare i confini dell'anima: così profonde sono le sue radici.
Già solo per questo non ci può essere un creatore, perché la sua tristezza per il destino del suo creato sarebbe impensabile e insopportabile.
Dio si insedia nei vuoti dell'anima. Sbircia i deserti interiori, perché a somiglianza della malattia egli predilige occupare i punti di minor resistenza. Una creatura armoniosa non può credere in Lui.
Nella filosofia moderna Dio è ciò che gli ultimi re franchi erano tra i majores domus, un nome vuoto che si conservava per poter vivere più comodamente e senza contestazioni.
Non avrai altro Dio al di fuori di me. No. Lo giuro. Già uno basta e avanza.
Se si crede negli esseri umani, si crede in Dio: è il primo passo e il più difficile.
Dio è ingegnoso, ma non disonesto.
Se Dio ci ha fatti a sua immagine, gli abbiamo reso pan per focaccia.
Il silenzio di Dio permette la chiacchiera dei suoi ministri che usano e abusano dell'epiteto: chiunque non crede al loro Dio, dunque a loro, diventa immediatamente un ateo.
Spetta solamente a Dio incolpare la gente.
L'idea di un Dio personale è un concetto antropologico che non sono capace di prendere seriamente.