Un buon scrittore non precisa mai.
Noi viviamo grazie a Dio, in un'epoca senza fede.
La religione è finita. Non c'è più nessuno che si vanti di aver portato a letto una suora.
Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l'assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all'ufficio competente, che sta creando.
Se ammetterai che la merda in fondo non è cattiva, dovrai mangiarla due volte al giorno.
L'immaginazione al potere. Ma quale immaginazione accetterà di restarvi?
Non credetegli quando dicono che lo scrittore deve adoperare una lingua che tutti devono capire. Non la deve capire nessuno! Figurarsi. Devono leggerla, rileggerla; sennò quale sarebbe la polivalenza linguistica dello scrittore nel tempo?
Gli unici scrittori impeccabili sono quelli che non hanno mai scritto.
Molti scrittori scrivono libri che loro stessi non leggerebbero mai.
A una certa età gli scrittori si trasformano in tante Vecchie Mamme Hubbard, le scrittrici in tante Giovanne d'Arco senza battaglie.
Lo scrittore sceglie in primo luogo di essere inutile.
Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo.
Ci sono scrittori che riescono a esprimere già in venti pagine cose per cui talvolta mi ci vogliono addirittura due righe.
Il più grande degli scrittori non può vedere al di là di un muro di mattoni, ma diversamente da noi egli non può costruirne uno.
Il compito di un narratore è anzitutto quello di rappresentare. Un libro che si apre è come un sipario che si alza: i personaggi entrano in scena, la rappresentazione comincia.
Lo scrittore deve darsi intero, soltanto a traiettoria conclusa si potrà giudicare in che punto di essa si è messo meglio a fuoco.