Il vizio è biasimevole, ma lo è ancor più la mancanza d'ogni virtù.
La vita riceve gl'impulsi dal bisogno e dall'illusione: cessati questi, essa rivelasi quel ch'è, vuota ed incomportabile.
Sfronda pure le illusioni, ma non diradicarle.
A forza di prudenza e di cautele si finisce col morire perfezionatissimi, senz'avere punto vissuto.
L'anima dei giusti effonde ancor più bellezza verso il tramonto.
Chi è padrone di sé, lo è spesso degli altri.
Prima di biasimare bisognerebbe sempre vedere se non si possa scusare.
Il biasimo che un uomo rivolge a se stesso è sempre una lode indiretta: lo fa per mostrare quanto gliene avanza.
Per fare cose degno di lode, una tra lo condizioni più necessarie si è di non aver paura del biasimo.
Non solo noi diveniamo insensibili alla lode, e non mai al biasimo, come dico altrove, ma in qualunque tempo, le lodi di mille persone stimabilissime, non ci consolano, non fanno contrappeso al dolore che ci dà il biasimo, un motteggio, un disprezzo di persona disprezzatissima, di un facchino.
Vi è del lusso nell'autorimprovero. Quando ci biasimiamo, crediamo che nessun altro abbia il diritto di farlo. La confessione, non il sacerdote, ci dà l'assoluzione.
Un uomo, una donna, un discorso, un'azione, una città, una cosa degna di lode devono essere lodati; mentre deve essere biasimato ciò che è indegno. Uguale errore e incapacità è biasimare ciò che deve essere lodato e lodare ciò che deve essere biasimato.
Chi biasima la pittura, biasima la natura, perché le opere del pittore rappresentano le opere di essa natura, e per questo il detto biasimatore ha carestia di sentimento.