La morte è ciò che la vita ha sinora inventato di più solido e sicuro.
Un dio comincia a diventare falso nel momento in cui nessuno si degna di farsi ammazzare per lui.
A dire il vero, non è la morte, è la malattia quello che temo, l'immensa umiliazione legata al fatto di languire nei paraggi della morte.
Signore, abbi pietà del mio sangue, della mia anemia in fiamme!
Senza Dio tutto è notte, e con lui la luce stessa diventa inutile.
In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare.
La nostra vita scaturisce dalla morte degli altri.
Essere ricordati dopo morti, è una povera ricompensa per essere trattati con disprezzo mentre stiamo vivendo.
Il terrore della morte è dovuto all'incertezza di ciò che ci attende. La risposta è semplice e tranquillante: esattamente la medesima situazione di prima che fossimo.
Tutti dicono "Che disgrazia dover morire": strana lagnanza da parte di gente che ha dovuto vivere.
La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi.
La morte è il non-essere. Dopo di me accadrà ciò che è stato prima di me. Se prima non abbiamo sofferto, vuol dire che non soffriremo dopo. Siamo come una lucerna che, spegnendosi, non può stare peggio di quando non era accesa. Solo nel breve intermezzo possiamo essere sensibili al male.
Se la fama giunge solo dopo la morte, che aspetti.
La morte viveva in me e mi abbandonò per andare a vivere in un altro corpo.
La morte è un mostro che caccia dal gran teatro uno spettatore attento, prima della fine di una rappresentazione che lo interessa infinitamente.
La morte non deve essere temuta da coloro che vivono con saggezza.