La prima difficoltà di pensare il futuro è di pensare il presente.
Il futuro sarebbe molto semplice da predire se l'evoluzione dipendesse da un fattore predominante e da una causalità lineare.
Il pensiero è un dinamismo dialogico ininterrotto, una navigazione tra Scilla e Cariddi verso le quali la trascina ogni egemonia di uno dei processi antagonisti.
Se non si ha qualche separazione, non si ha neppure più né soggetto né oggetto di conoscenza; non si ha più né utilità interna di conoscere né realtà esterna da conoscere.
La (ricerca della) felicità è davvero la religione dell'individuo moderno, illusoria come tutte le religioni. È una religione senza sacerdoti, che funziona industrialmente.
Non guardare indietro. E non sognare sul futuro. Non ti restituirà il passato, e nemmeno soddisferà le tue fantasie. Il tuo compito, la tua ricompensa - il tuo destino - sono qui ed ora.
Il passato non ha importanza alcuna. Il presente non ha importanza alcuna. È del futuro che dobbiamo trattare. Il passato è infatti ciò che l'uomo non avrebbe dovuto essere. Il presente è ciò che l'uomo non dovrebbe essere. Il futuro è ciò che sono gli artisti.
L'avvenire è quello che eccede la mano tesa.
Ricordare il passato serve per il futuro, così non ripeterai gli stessi errori: ne inventerai di nuovi.
Il passato e il presente sono i nostri mezzi; solo il futuro è il nostro fine.
Non si può essere reazionari perché non c'è dove tornare; non si può essere progressisti, perché non c'è dove andare.
Nell'oggi cammina già il domani.
Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.
Quella è la vita passata, che non è stata goduta al momento opportuno e che adesso risulta invivibile perché è troppo tardi. Questa è la vita a venire: bisogna aspettare il momento giusto per viverla. Questo è il presente. Impara a divorarlo senza alcuna paura o senso di colpa.
Il futuro appartiene a coloro che sanno qual è il loro posto.