Ogni superstizione è sempre odiosa e gravosa.
L'ignoranza è la madre della devozione: è una massima proverbiale, che l'esperienza generale conferma. Ma cercate un popolo interamente privo di religione. Se lo troverete, siate certi che vi apparirà di poco superiore ai bruti.
L'avidità è il pungolo dell'operosità.
La ragione è, e deve solo essere, schiava delle passioni, e non può rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di obbedire e di servire ad esse.
Se dobbiamo essere sempre in preda ad errori e illusioni, preferiamo che siano almeno naturali e piacevoli.
Lo zelo più grande ed autentico non ci salva dall'ipocrisia.
La superstizione sta alla religione come l'astrologia all'astronomia, la figlia folle di una madre molto saggia.
La superstizione mette il mondo intero in fiamme, la filosofia le spegne.
La cosa più veloce fu però sempre una sola: il fulmine. Il timore superstizioso del fulmine, dal quale non c'è difesa, è ampiamente diffuso.
Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.
L'unica cosa che penso della superstizione è che porta male essere indietro alla fine della partita.
Verrà il tempo nel quale si adempirà la profezia di Lichtenberg, nel quale la fede in un Dio razionalistico verrà considerata superstizione, proprio come ora è già considerata superstizione la fede in un Dio di carne, miracoloso, cioè nel Dio cristiano.
Nessuno è più superstizioso degli scettici.
La superstizione è sostenuta esclusivamente dalla speranza, dall'Odio, dall'ira e dall'inganno, dato che essa trae la sua origine non dalla ragione, ma dalla sola sensibilità e per di più da una appassionata sensibilità.
La superstizione sembra stabilire che è buono quel che procura Tristezza e, viceversa, cattivo quel che procura Gioia.
La superstizione reca in sé qualche immagine della pusillanimità.