Le città parlano a chi sa interpretare le tracce residue del passato.
Fu l'era vittoriana a considerare l'oscenità un reato a sé, e non è un caso che proprio durante il regno di Vittoria la pornografia abbia raggiunto una diffusione senza precedenti.
La pornografia è natura, l'erotismo è cultura, cioè trasfigurazione fantastica, accensione immaginativa, tutte cose che l'opaca natura non conosce.
Leggendo il passato si capisce meglio come siamo arrivati ad essere ciò che oggi siamo.
La lettura tende con gli anni a diventare una specie di doppio dell'esistenza, anzi, un concentrato di esistenza raramente eguagliato, per intensità, nell'ordinario scorrere delle giornate.
La lingua è una geniale convenzione, le parole significano qualcosa solo perché siamo tutti d'accordo che ciò debbano significare.
Una città è come un animale. Possiede un sistema nervoso, una testa, delle spalle e dei piedi. Ogni città differisce da tutte le altre: non ce ne sono due uguali.
Le città attirano in una palude più spesso di quanto non portino nel grande oceano della vita.
Uscire dalla città, a piedi, è faticosissimo. T'investe la lava bollente del brutto, del rumore, strade sopra strade, tremendi ponti di ferro, treni, camion, tir, corsie con sbarramenti, impraticabili autostrade, un vero teatro di guerra.
Le città non sono solo scambi di merci: sono scambi di gesti, parole, emozioni, memorie, tempo, saperi.
Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure.
Un'assuefazione perfetta alla vita urbana odierna è segno di gravissimo squilibrio. È sano soltanto chi ne soffre.
C'è un modo colpevole di abitare la città: accettare le condizioni della bestia feroce dandogli in pasto i nostri figli.
Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.
Non si può conoscere con l'esperienza una grande città: la sua vita è troppo complessa perché un qualsiasi individuo possa parteciparvi.
Le città portano le stigmate del passare del tempo, occasionalmente le promesse delle epoche future.