Se mi converto è perché è meglio che muoia un credente che un ateo.
Si è condannati prima a vivere rivolti in avanti e poi a riflettere rivolti all'indietro.
Alla stupida domanda 'Perché io?', il cosmo neanche si degna si rispondere 'Perché no?'.
Il paradiso è un posto di lodi e adorazioni infinite, abnegazione e rinuncia di sé sconfinate, una Corea del Nord celestiale.
Mi hanno chiamato arrogante, ma dire di essere a conoscenza dei segreti dell'universo e del suo creatore è troppo pure per me.
È tanta la stupidità, anzi la follia degli uomini, che alcuni sono spinti alla morte dal timore della morte.
La morte non è forse altro che la nascita di un'anima.
Mi scrive l'amica di Londra: "A giudicare da certi cimiteri ci sarebbe da pensare che noi trattiamo i nostri cari meglio da morti che da vivi.
Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire.
La più gran soddisfazione che si possa dare al prossimo e che poi senza nessun dubbio ci procura le maggiori lodi, è quella di morire.
Nessuno muore mai completamente, c'è sempre qualche cosa di lui che rimane vivo dentro di noi.
L'importante è che la morte mi colga vivo.
Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire non ha ancora iniziato a vivere.
La morte non è male: perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.
Nulla è da temere da uomo che pensi abitualmente alla morte.