Gli uomini quando non sono sicuri vanno al di là del loro scopo.
Un uomo non può chiamarsi reo prima della sentenza del giudice, nè la società può toglierli la pubblica protezione, se non quando sia deciso ch'egli abbia violati i patti coi quali le fu accordata.
Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l'arbitrio di ucciderlo? Come mai nel minimo sacrificio della libertà di ciascuno vi può essere quello del massimo tra tutti i beni, la vita?
La causa prossima delle azioni è la fuga del dolore, la causa finale è l'amor del piacere.
Il proibire una moltitudine di azioni indifferenti non è prevenire i delitti che ne possono nascere, ma egli è un crearne dei nuovi.
La perfezione del momento non è la perfezione della durata; bisogna che vi siano delle uscite ai vantaggi che una nazione va facendo.
Ogni fine relativo all'individuo in tanto è giustificato in quanto può esser voluto come parte del fine universale.
Chi non ha uno scopo non prova quasi mai diletto in nessuna operazione.
In tutto dovremmo guardare al fine.
Un uomo è tanto più libero quanto più è padrone dei suoi desideri e capace di imporsi una regola di vita in visione d'un fine da raggiungere. Più il fine è lontano e difficile a realizzarsi, più esige volontà.
Tanto stupido che per trovare uno scopo alla sua vita, ha dovuto fare un figlio.
Il fine giustifica i mezzi? È possibile. Ma chi giustificherà il fine? A questa domanda che il pensiero lascia in sospeso, la rivolta risponde: i mezzi.
Accendete il vostro fuoco. Perseguite gli obiettivi che vi siete prefissi senza temere l'insuccesso, le critiche o la disapprovazione.
Il segreto per riuscire nella vita è prefiggersi un obiettivo. E il passo essenziale per il suo conseguimento è riuscire prima a individuarlo.
Se è vero che il fine giustifica i mezzi, ne discende che il non raggiungimento del fine non consente più di giustificarli.
Quanto più alto è il valore d'un fine nella nostra coscienza, con tanto maggior energia noi ci sforziamo di tradurlo in realtà.