I popoli, al pari degli individui, tanto possono quanto sanno.
La modestia deriva o dal non conoscere il proprio valore o dal fingere di ignorarlo, vale a dire è o ignoranza, o ipocrisia. Nondimeno, siccome lusinga molto l'amor proprio degli altri, passa per una gran virtù.
Il credersi da molto è la prima delle condizioni per diventare da qualche cosa.
La più gran soddisfazione che si possa dare al prossimo e che poi senza nessun dubbio ci procura le maggiori lodi, è quella di morire.
Non c'è istituzione, per quanto cattiva, che non sia resa tollerabile dai buoni costumi, e non ce n'è una tanto buona, che non rimanga guasta dai cattivi.
In gioventù vivere è godere, nella virilità lavorare, al di là di questa aspettar la morte.
Lo specialista è colui che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di niente.
La nostra ricchezza muore con noi, poiché l'abbiamo tutta nella nostra testa e nessuno potrà sottrarcela, a meno che non ci taglino la testa e allora non ci occorre più nulla.
Il sapere scientifico non è conoscenza certa: è solo un sapere congetturale.
Se sapere poco è pericoloso, dov'è l'uomo che sa tanto da essere fuori pericolo?
Meno le persone sanno di come vengono fatte le salsicce e le leggi e meglio dormono la notte.
La cosa più dura: tornare sempre a scoprire ciò che già si sa.
Il diletto è dalla parte di quelli che sanno a metà.
Val meglio l'ignoranza che un sapere affettato.
Il vero sapiente è colui che sa di non sapere.
Sa poco chi dice a sua moglie tutto quello che sa.