I popoli, al pari degli individui, tanto possono quanto sanno.
Il credersi da molto è la prima delle condizioni per diventare da qualche cosa.
Un bel viso ci fa credere a tutti i pregi e a tutte le virtù, lasciandoci meravigliati di vederle sparire con lui e qualche volta prima di lui.
La fede nelle cose del mondo è il conforto dei giovani e la fede in Dio quello dei vecchi.
Poiché la lingua è lo specchio del pensiero, indagare il preciso significato delle parole è mettere chiarezza nelle proprie idee.
L'usanza comune a molti letterati di disprezzare il mondo moderno è una maniera dissimulata di presumersi degni di un altro migliore.
È molto più bello sapere qualcosa di tutto, che tutto di una cosa.
Il sapere e la ragione parlano, l'ignoranza e il torto urlano.
Tra credere e pensare di sapere vi è solo una breve distanza ed è rapidamente colmata.
Noi crediamo di sapere qualcosa delle cose stesse, quando parliamo di alberi, colori, neve e fiori e tuttavia non disponiamo che di metafore delle cose, che non esprimono in nessun modo le essenze originarie.
Quanto più già si sa, tanto più bisogna ancora imparare. Con il sapere cresce nello stesso grado il non sapere, o meglio il sapere del non sapere.
Se un uomo è onesto come scienziato, la proporzione fra quanto crede di sapere e quanto crede di non sapere varia sempre a suo discapito. E più si diventa vecchi se si cerca sinceramente la verità più si sa che non si sa niente e che ci sono tante cose che si vorrebbero sapere.
Quel che insegna Google è che c'è oggi una parte enorme di umani per la quale, ogni giorno, il sapere che conta è quello in grado di entrare in sequenza con tutti gli altri saperi.
Una delle bizzarrie più divertenti nel mondo, è che gli uomini credono sempre di sapere ciò che è loro necessario sapere. Guardateli parlare di politica, questa scienza così complicata; guardateli parlare di matrimonio e di costumi.
Sapere dove andare e sapere come andarci sono due processi mentali diversi, che molto raramente si combinano nella stessa persona.