Luce rossa all'albergo Siviglia rosso neon gelato come una serpe strappato alle stagioni.
Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C'è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo.
E poi il ritorno in un paese diviso, più nero nel viso, più rosso d'amore.
Vi ha un giorno nell'anno in cui il vae soli della Bibbia ci è in viso buttato, come ingiuria, dalla rossa vampa del caminetto e ci soffia gelato alle orecchie, come minaccia, dalla terra nevata. È il Natale.
Con addosso solo le mutandine da bagno, scalzo, con i capelli scarmigliati, nel buio rosso fuoco, sorseggiando vino, sputando, saltando, correndo... così si vive.
La Natura, rossa di zanne e d'artigli.
Questi è il rosso di pel, Foscolo detto sì falso che falsò fino sé stesso quando in Ugo cambiò ser Nicoletto. Guarda la borsa se ti vien appresso.
La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina.
"Ancora qui!" urlò al vecchio Re Rosso. "Ancora qui, vecchio ciucciacazzi, che ti sia gradito!"
Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita.