Non è mai solo chi è in compagnia di nobili pensieri.
Né amare né odiare: questa è la metà di ogni saggezza. Nulla dire e nulla credere è l'altra metà. Certo però si volgeranno volentieri le spalle a un mondo che rende necessarie norme come questa.
Ogni religione è antagonistica rispetto alla civiltà.
Chi è venuto al mondo per istruirlo sul serio e nelle cose più importanti, può dirsi fortunato se salva la pelle.
Verrà il tempo in cui l'idea di un dio creatore sarà considerata, nella metafisica, come ora si considera quella degli epicicli nell'astronomia.
Il pubblico è così stupido, che preferisce leggere le cose nuove che non le buone.
La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo.
La solitudine no che non è un affare, ti fa credere di risparmiare e invece non è che uno sperpero, di stagioni inutili e anni andati via davanti al calendario... e la colpa è soltanto mia.
Quando non vorrai essere solo, va in compagnia di te stesso.
Poco per volta comincio a vedere chiaro sul più universale difetto del nostro genere di formazione e di educazione: nessuno impara, nessuno tende, nessuno insegna a sopportare la solitudine.
In solitudine un uomo può acquisire qualsiasi cosa, ma non un carattere.
Quest'orrore della solitudine, questo bisogno di dimenticare il proprio io nella carne esteriore, l'uomo lo chiama nobilmente bisogno d'amare.
La solitudine è indipendenza: l'avevo desiderata e me l'ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.
A casa mia avevo tre sedie: una per la solitudine, due per l'amicizia, tre per la società.
La solitudine non la si trova, la si crea.
Fra miliardi di secoli, la sofferenza e la solitudine di mia mamma, provocate da me, esisteranno ancora. Ed io non posso rimediare. Espiare soltanto.