Se Orfeo non si fosse girato, se Psiche non avesse tentato di conoscere, allora noi non avremmo creduto alla forza del loro amore.

Apuleio
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La nostra interpretazione

Il riferimento a Orfeo e a Psiche richiama due figure che, in modi diversi, mettono a rischio tutto ciò che hanno per fedeltà a un legame affettivo assoluto. L’atto di voltarsi o di voler conoscere non nasce da debolezza superficiale, ma da un desiderio così intenso da superare l’istinto di obbedienza e di prudenza. L’amore, in queste storie, non è soltanto adesione a una regola, ma tensione verso l’altro che spinge a varcare i limiti, a sfidare i divieti, a mettere in gioco perfino il compimento della propria felicità. Il loro “errore” diventa prova concreta della profondità del sentimento: se fossero rimasti freddamente fedeli a un comando, senza cedere alla forza della passione e del bisogno di vedere, toccare, sapere, il loro stesso sentimento apparirebbe meno reale. Questo tipo di amore non si accontenta di un’adesione astratta; desidera presenza, volto, verità, anche a costo di perdere ciò che più conta. In questa prospettiva, la sofferenza e la perdita non cancellano l’amore, ma lo rendono credibile. Il rischio assunto, la disobbedienza motivata dall’intensità del legame, diventa sigillo di autenticità. Viene suggerito che l’amore più profondo non brilla nella perfezione dei successi, bensì nel momento in cui chi ama è disposto a sacrificare ogni garanzia pur di non rinunciare alla pienezza del rapporto con l’altro.

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